PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI
proverbi 136
A cura di Aldo Francisci

Scarpe vecie sparagna le nove.

Se l’invidia fusse freve tuto el mondo scotaria.

Se le parole paghesse dazio, sarìa on afar serio.

Senpre stenta chi no se contenta.

Senza ojo el lume se stua.

Senza spie no ce ciapa ladri.

Svodà la scudela, tuti ghe spua dentro.

Tacà a on ciodo, ma vivo.

Tanti paìsi e tante usanze, tante teste e tante panze.

Tanto toca a chi roba come a chi che tien el saco.

Testa de musso no se pela mai.

Togno fà la roba, el sior Toni la gode, el conte Antonio la magna.

Tre cosse ghe vol par farse siori: o robar, o trovar, o ereditar.

Trista chela bestia che no para via le mosche co’ la so coa.

Troti de musso e salti de vecio dura poco.

Tute le robe storte le fà drite la morte.

Tute le scarpe no va ben ‘ntel stesso piè

COLF E BADANTI: INTRODUZIONE AL LAVORO DOMESTICO

Le ACLI informano
a cura del Caf Acli di Padova
www.aclipadova.it – 049601290

COLF E BADANTI: INTRODUZIONE AL LAVORO DOMESTICO  ACLI

A chiunque può capitare di aver bisogno di un aiuto in casa per le pulizie o per badare ad un anziano non totalmente autosufficiente e, quando questo accade, spesso non si sa a chi chiedere o come comportarsi e ci si rivolge ad amici alla ricerca di qualche nominativo fra chi ha già avuto contatti con colf o badanti, non sapendo neppure bene cosa cercare, soprattutto per la cura degli anziani. E, purtroppo, molto di frequente si opta per una prestazione con pagamento in “nero”, invece di seguire la legge e le regolamentazioni che queste mansioni prevedono. Non rivolgersi a persone adeguatamente preparate, che abbiano le dovute competenze, può essere rischioso perché, oltre a non avere le referenze di chi si “assume”, si può rischiare di avere più problemi che benefici. Per questo è importante sapere che il lavoro domestico è disciplinato dal Contratto Collettivo Nazionale Lavoro Domestico e che tutti coloro che prestano la loro opera per le necessità della vita familiare del datore di lavoro rientrano in tale categoria (assistenti familiari e di collaboratrici domestiche, ovvero badanti e colf).

Il Contratto Nazionale e le tabelle con i minimi retributivi per i lavoratori domestici sono uno strumento indispensabile per inquadrare la prestazione e la retribuzione.

Il Contratto Nazionale è, come tutti i CCNL, abbastanza complesso e specifico, ma ci sono alcune voci che possono aiutare a capire come dev’essere regolato questo rapporto di lavoro. Di seguito faremo alcuni accenni per entrare nell’argomento. Per ogni tipo di approfondimento consigliamo di contattare gli operatori del Patronato Acli della provincia di Padova. Come tutti i lavori dipendenti anche per colf e badanti ci sono dei limiti nell’orario di lavoro da rispettare: massimo 10 ore giornaliere non consecutive, per un totale di 54 ore settimanali, per i lavoratori conviventi; massimo 8 ore giornaliere non consecutive, per un totale di 40 ore settimanali, per i lavoratori non conviventi.

Nel primo caso l’orario di lavoro è fissato dal datore, mentre per gli altri casi è concordato tra le parti.

Il lavoratore convivente a tempo pieno ha diritto a 36 ore settimanali di riposo, a un vitto che assicuri un’alimentazione sana e sufficiente e a un alloggio idoneo dove poter risiedere con dignità e riservatezza.

A prescindere dalla durata dell’orario di lavoro, per ogni anno di servizio, il lavoratore matura 26 giorni lavorativi di ferie che possono essere frazionate e fissate in accordo fra le parti.

Da luglio 2010 è stata istituita una Cassa sanitaria obbligatoria per le lavoratrici domestiche, chiamata Cassa Colf, che prevede forme di tutela e sostegno in caso di analisi diagnostiche, ricoveri ospedalieri e periodo convalescenza. La maternità è garantita, così come malattie e infortuni, rispettando tempistiche, obblighi e doveri per entrambe le parti.

La sicurezza è un argomento importantissimo legato alla gestione del lavoro domestico e il CCNL sancisce il diritto ad un luogo di lavoro sicuro e salubre, con obbligo della presenza del salvavita nell’impianto elettrico. In caso di infortunio sul lavoro il datore di lavoro è obbligato a denunciare l’accaduto entro termini precisi. Il rapporto di lavoro può essere risolto da entrambe le parti nel rispetto dei termini di preavviso che possono variare fra gli 8 e i 30 giorni, a seconda dell’anzianità di servizio.

Le famiglie che necessitino di supporto domestico possono accedere ad alcune tipologie di contributo come, ad esempio, l’Home Care Premium dell’Inps, un progetto di assistenza e supporto rivolto a persone non autosufficienti, familiari di dipendenti e pensionati pubblici.  Nella Regione del Veneto dal 2013 è attiva l’Impegnativa di Cura Domiciliare che stabilisce diverse modalità di erogazione dei contributi per le cure domiciliari. Poi ci sono la deduzione della quota a carico dei contributi INPS dal proprio reddito e la detrazione per le spese documentate sostenute dal contribuente per gli addetti all’assistenza alla propria persona o per familiari, in caso di non autosufficienza.

Il servizio Colf e Badanti del Patronato Acli è a disposizione ogni mercoledì pomeriggio nella sede di Montegrotto per tutti coloro che abbiano bisogno di corrette informazioni o di una qualsivoglia forma di supporto legate al conteggio dei costi di gestione, dei contributi, delle spese, all’individuazione delle linee d’indirizzo del CCNL, e per l’assistenza sia per quel che riguarda l’attivazione del libretto di famiglia sia per tutto il percorso di lavoro.

MIO FIGLIO HA BISOGNO DELL’APPARECCHIO?

La Rubrica del Dentista
A cura della Dottoressa Alice Marcato
alice.marcato@alice.it

marcato

MIO FIGLIO HA BISOGNO DELL’APPARECCHIO?

Gli apparecchi ortodontici sono fondamentali per prevenire e curare determinati disturbi della bocca, e non solo.

È importante però sapere quando sono necessari, a che età iniziare e qual è il tipo più adatto.

Se i dentini non sono ben allineati non è il caso di allarmarsi: non è detto che si debba ricorrere subito a un apparecchio ortodontico.

Ma una visita dal dentista intorno ai sei anni è sempre consigliabile per valutare il corretto sviluppo della dentatura e, soprattutto, mettere in evidenza eventuali anomalie della mascella, della mandibola.

Se ce ne sono, è bene intervenire presto per guidare la crescita di queste ossa finché sono plastiche, nel senso che si possono ancora modificare nella forma.

Esistono apparecchi diversi per età e difetti dentari:

I disturbi più comuni da trattare con l’applicazione precoce di un apparecchio sono quelli di tipo scheletrico: iposviluppo, ipersviluppo, arretramento o avanzamento mandibolare o mascellare, difetti di morso e malocclusioni (quando le arcate dentali non combaciano alla perfezione).

L’applicazione di un apparecchio ortodontico in bambini tra i cinque e i nove anni è indicata quando sia necessario condizionare lo sviluppo delle ossa. Si parla, in questo caso, di ortodonzia intercettiva – ortopedica o funzionale – e serve a migliorare le dimensioni e la confor

mazione della bocca.

Se si tratta solo di allineare i denti, invece, il momento migliore per intervenire è intorno ai 10-12 anni, quando sono comparsi quasi tutti o tutti i denti permanenti. In questo caso si utilizzano di preferenza dispositivi di tipo fisso.

Ovviamente la correzione con apparecchi fissi è facilitata da un precedente trattamento intercettivo, che avrà sistemato i rapporti tra le arcate dentarie, creato spazio sufficiente per tutti i denti ed eliminato eventuali interferenze muscolari che possono ostacolare la buona riuscita dell’allineamento.

Recentemente si è aggiunta una nuova alternativa agli apparecchi fissi tradizionali per allineare i denti.Si tratta di una serie di mascherine in resina trasparente, sottili, elastiche e quasi invisibili quando indossate.Ideato inizialmente soltanto per gli adulti, da qualche anno il sistema è stato adattato per l’applicazione anche negli adolescenti anche se vi si ricorre più raramente.

Ogni mascherina deve essere portata giorno e notte per un tempo di circa due settimane per poi essere sostituita con la successiva. Le mascherine sono facilmente removibili: possono quindi essere tolte per mangiare e per lavare i denti.

IL DOLORE AL GOMITO

L’angolo del Terapista
A cura del Dr. Giuseppe Manzo
cell. 348 7048590
www.giuseppemanzo.com   giuseppemanzo51@gmail.com

manzo

Partiamo da una prima distinzione:

Epicondilite: si tratta di una sofferenza dell’inserzione dei muscoli epicondiloidei,che sono responsabili dell’estensione delle dita e della mano , oltre che della supinazione

Epitrocleite: è invece una tendinopatia di inserzione dei muscoli epitrocleari responsabili della flessione delle dita e della mano oltre che pronatori.

Diagnosi differenziale:  il dolore al gomito puo’ essere dovuto al tunnel carpale ma anche a problemi di origine scapolo-omerale nonchè a problemi di artrite od osteoartrosi del gomito.

L’epicondilite è caratterizzata da una sintomatologia dolorosa localizzata a livello della superficie laterale dell’articolazione, nel punto in cui si inseriscono i muscoli estensori comuni delle dita, supinatore ed estensori radiali lungo e breve del carpo.

Il dolore si irradia verso la mano e la spalla e viene evocato con la palpazione locale e dai movimenti che mettono in tensione questi muscoli, cioè l’estensione e la supinazione attuate contro resistenza.

LE CAUSE PIU’ FREQUENTI:

i microtraumatismi o i sovraccarichi meccanici occasionali,come quelli a cui vanno incontro coloro che la domenica si dedicano al “ fai da te” o che giocano a tennis senza un adeguato allenamento.

L’epitrocleite ha caratteristiche analoghe  ma è localizzata a livello della superficie mediale del gomito,nel punto in cui si inseriscono i muscoli flessori delle dita della mano ed il pronatore rotondo. Flettendo la mano e  le dita e chiedendo la pronazione della mano contro resistenza si evoca la sintomatologia dolorosa.

L’epitrocleite è conosciuta come “gomito del golfista”, ma è comune in tutte le attività lavorative, sportive o ludiche in cui i movimenti del gomito sono ripetitivi e richiedono una certa forza.

Sia nell’epicondilite che nell’epitrocleite è caldamente indicato un intervento precoce, in quanto la cronicizzazione potrebbe ritardare molto la risoluzione della patologia e ridurne gli effetti.

Nella fase acuta è consigliabile naturalmente ridurre o interrompere l’attività lavorativa o sportiva che ha predisposto all’insorgenza della patologia ed effettuare delle sedute di massofisioterapia per ridurre l’infiammazione.

Nel nostro studio le terapie d’elezione per queste patologie sono :

– Terapia manuale del distretto cervico-brachiale con mobilizzazione passiva del polso, gomito spalla

L’IMPATTO DEL DIGIUNO SULL’ORGANISMO

Il Biologo Nutrizionista

A cura della Dottoressa Carolina Capriolo
carol.capri@gmail.com    cell. 339 8284852

L’IMPATTO DEL DIGIUNO SULL’ORGANISMO

capriolo

“Oggi salto la cena!”

Avete mai sentito parlare del digiuno? Ne esistono diversi tipi, ma che vantaggi ha?

1. Favorisce l’attivazione del metabolismo permettendo di bruciare meglio i grassi.

2. Diminuisce la resistenza insulinica e leptinica.

3. Contrasta l’invecchiamento cellulare rinforzando il sistema antiossidante.

4. Migliora il ciclo sonno/veglia, grazie all’ottimizzazione del sistema endocrino.

5. Rinforza il sistema immunitario

6. Diminuisce il rischio cardiovascolare e l’ipertensione

Inoltre…

Secondo uno studio del 2012, brevi periodi di digiuno possono rivelarsi estremamente positivi nel maneggiare pazienti normopeso che si sottopongono a terapie chemioterapiche.

Nello specifico lo studio ha osservato che il digiuno comporterebbe una protezione delle cellule non cancerogene dagli effetti collaterali estremamente tossici delle cure chemioterapiche e un ritardo nella progressione della malattia.

Un trattamento dei pazienti con il digiuno sembrerebbe rendere le terapie contro i tumori più efficaci e specifiche nel contrastare

esclusivamente le cellule cancerogene. Questo è stato osservato per il melanoma, il glioma ed il cancro al seno.

Il digiuno rallenta molto le cellule in rapida divisione (quelle cancerogene) e le rende selettivamente vulnerabili a chemio e radioterapia. Numerosi studi esistono a sostegno di questa ipotesi.

E’ caldamente sconsigliato però, se il paziente risulta sottopeso e con gravi carenze nutrizionali, oppure se ha perso tanta massa muscolare in poco tempo o ancora se fa molta attività fisica.

Il digiuno periodico

Il digiuno più duro da affrontare è quello periodico, che dura 4 giorni e possiamo ripeterlo ogni 2 mesi al massimo. Durante questi giorni è possibile assumere bevande come acqua, caffè, te, tisane e una zuppa esclusivamente di verdure, che corrisponda circa a 50 kcal, ogni 24 ore.

Il digiuno intermittente

Come compromesso c’è il digiuno intermittente, ossia alternare periodi di relativo digiuno a pasti più sostanziosi o normali.

Attualmente esistono diverse variazioni di questo concetto e, in base agli studi scientifici per ora pubblicati, tutti hanno ottenuto risultati positivi sulla salute, per quanto riguarda il peso e la longevità. Una dieta di questo tipo è molto più facile da seguire poiché non si ha la sensazione della privazione.

L’astenersi dal mangiare in maniera intermittente, considerando tutte le varianti possibili (1 giorno intero a settimana; o solo 16 ore, etc.,), aiuta la programmazione ormonale fisiologica dell’organismo. In questo modo infatti, la produzione di ormoni come l’insulina e la leptina, che gestiscono i livelli di zucchero nel sangue e la sensazione di fame/sazietà, si alternerebbe tra secrezioni basali e brevi picchi temporanei, raggiungendo un buon equilibrio.

La dieta mima digiuno

Anche conosciuta come “fast mimicking diet” rappresenta un regime alimentare che “mima” la condizione di digiuno.

Tale schema alimentare ipocalorico dura dai 3 ai 5 giorni e si puo’intraprendere 1 volta al mese, oppure ogni 2 – 3 mesi, a seconda della condizione fisica.

La dieta mima digiuno prevede solo verdure e grassi buoni (olio evo, olio di cocco, frutta secca, olive, cocco, avocado), spartendo equamente le calorie tra le due categorie (1000 kcal/die). Bisogna escludere quindi, durante questi 5 giorni, proteine animali, legumi, frutta, zuccheri, amidi.

Anche per intraprendere un digiuno è altamente consigliato essere seguiti da una figura specializzata, in modo da assicurare sempreal fisico il giusto apporto di nutrienti.

FATTURAZIONE ELETTRONICA: OBBLIGO DAL 01.01.2019

Il Commercialista
A cura del Dr. Stefano Baraldo
info@studiobaraldo.it baraldoTel: 049 8774780 – 8774772 Fax: +39 49 8219962

FATTURAZIONE ELETTRONICA: OBBLIGO DAL 01.01.2019

Come previsto dalla Finanziaria 2018 a partire dall’1.1.2019 la fattura elettronica sarà obbligatoria per tutti gli operatori (soggetti passivi IVA).

Pertanto, dal 1° gennaio 2019, imprese e professionisti devono utilizzare obbligatoriamente la fattura elettronica per tutte le operazioni, sia nei confronti della Pubblica Amministrazione (come già avviene da tempo), sia nei confronti di tutti i soggetti con partita IVA, sia nei confronti dei consumatori finali.

La Finanziaria 2018 ha apportato rilevanti modifiche al D.Lgs. n. 127/2015 in materia di fatturazione elettronica, prevedendo che la stessa sarà obbligatoria:

• dall’1.1.2019 per tutti gli operatori, ad eccezione dei contribuenti minimi / forfetari.

Sono escluse altresì le operazioni effettuate / ricevute verso / da soggetti non stabiliti nel territorio dello Stato.

Recentemente l’Agenzia delle Entrate, con il Provvedimento 30.4.2018, ha individuato le “Regole tecniche per l’emissione e la ricezione delle fatture elettroniche per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti, stabiliti o identificati nel territorio dello Stato e per le relative variazioni, utilizzando il Sistema di Interscambio, nonché per la trasmissione telematica dei dati delle operazioni di cessione di beni e prestazioni di servizi transfrontaliere …”.

Si evidenzia che:

• l’obbligo della fattura elettronica tramite SdI decorrente dall’1.1.2019:

- riguarda sia le operazioni tra soggetti passivi (B2B) che quelle nei confronti di privati (B2C);

- non riguarda i contribuenti minimi / forfetari, nonché le operazioni effettuate / ricevute verso / da soggetti non stabiliti in Italia;

• per le fatture elettroniche emesse nei confronti della Pubblica Amministrazione resta valido e applicabile quanto disposto dal DM n. 55/2013;

LA STRUTTURA DELLA FATTURA ELETTRONICA

Nel Provvedimento 30.4.2018 in esame, l’Agenzia delle Entrate, con riferimento alla struttura ed alle caratteristiche della fattura elettronica, rammenta e precisa che:

• la fattura elettronica è rappresentata da un file in formato xml e deve contenere le informazioni di cui agli artt. 21 e 21-bis, DPR n. 633/72.

La stessa deve contenere anche le informazioni necessarie per la gestione dell’invio della stessa tramite SdI, quali il codice destinatario, di 7 caratteri alfanumerici, che identifica il canale sul quale far transitare la fattura elettronica ovvero l’indirizzo PEC del destinatario che si intende utilizzare per il recapito della fattura elettronica.

Oltre ai predetti dati (obbligatori), è altresì possibile indicare ulteriori dati, a discrezione del soggetto emittente.

Per gestire il nuovo adempimento gli operatori economici, soprattutto se di piccole o medie dimensioni, potranno  appoggiarsi ad un intermediario abilitato che curi le fasi di emissione, trasmissione e non ultimo della conservazione digitale della fattura.

Il processo è destinato a modificare sensibilmente il ciclo di fatturazione e la gestione contabile della singola azienda nonché degli studi professionali e delle organizzazioni di categoria e richiede specifiche conoscenze sia fiscali sia tecnologiche.

La fatturazione elettronica è un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture che permette di abbandonare per sempre il supporto cartaceo e tutti i relativi costi di stampa spedizione e conservazione.

Dott. Ilaria Rinaldo

Per qualsiasi informazione contattate lo Studio.

 

I BENI IN AMBITO SUCCESSORIO

IL NOTAIO RISPONDEDI Lauro
A cura di Aldo Francisci

Notaio, ci dica brevemente che ne sarà dei nostri beni in ambito successorio.

Prima o poi tutti dobbiamo iniziare a pensare all’ultima parte del nostro percorso di vita e a chi lasciare i nostri beni terreni.

Ci si può affidare alla legge o al testamento. Ma perché lasciare alla legge la scelta se possiamo farlo noi con un ultimo bellissimo atto? Se non facciamo nulla, il nostro patrimonio verrà distribuito ai più stretti congiunti secondo delle quote predeterminate in astratto dalla legge. Un’eventualità assai frequente si verifica allorquando il defunto sia coniugato e abbia dei figli; nello specifico, qualora oltre al coniuge vi sia un solo figlio, la legge attribuisce a ciascuno metà dell’eredità del defunto; qualora, invece, oltre al coniuge vi siano più figli, al primo spetterà un terzo del patrimonio dello scomparso e ai figli la restante parte.  

Cosa succede se il defunto lascia solo il coniuge ma non ha figli? Qui nasce il problema. Non è, come si potrebbe immaginare, che il patrimonio vada necessariamente tutto al coniuge superstite. Se infatti ci fossero anche fratelli, sorelle o genitori del defunto, al coniuge andrebbe solo una parte, e l’altra parte andrebbe a questi ultimi, con tutti i problemi conseguenti derivanti dai frequenti difficili rapporti tra le parti. Il coniuge conseguirebbe tutto il patrimonio solo in assenza degli altri stretti congiunti citati.

Per ovviare a tutto ciò è consigliabile redigere per tempo un testamento mediante il quale il testatore può decidere a chi attribuire parte, o perché no, tutto il  proprio patrimonio.

Il nostro ordinamento prevede vari tipi di testamento tra cui il cosiddetto olografo redatto in autonomia dal testatore, che ha, però, delle controindicazioni, perché il testatore può non avere una specifica conoscenza giuridica e correre il rischio di confezionare un atto poco chiaro o invalido. Per esempio, anche laddove vi siano dei contrasti tra un genitore e uno dei figli, il testatore non può diseredarlo, poiché il nostro ordinamento prevede che il coniuge e i figli abbiano necessariamente una quota minima di eredità, la cosiddetta “legittima”. Inoltre, il testamento olografo, non essendo debitamente custodito, corre il rischio di essere distrutto, alterato o persino smarrito.

Per tali ragioni è consigliabile rivolgersi ad un notaio, il quale, una volta ascoltate con attenzione le necessità e i desideri della persona che intende porre per iscritto le proprie ultime volontà, avrà cura, non solo di redigere un testamento valido ed efficace, ma, altresì, di custodirlo al fine di assicurare che alla morte del testatore le sue ultime volontà vengano effettivamente rispettate ed eseguite. Il testamento “notarile” è uno strumento assai versatile, infatti, oltre a disporre delle proprie sostanze nel modo più adeguato, ad esempio lasciando l’impresa al figlio che ha sempre lavorato all’interno della stessa, mostrando interesse per la prosecuzione dell’attività di famiglia,  è possibile prevedere disposizioni relative alle proprie ceneri o alla propria sepoltura, destinare una determinata somma per l’esecuzione di messe a suffragio alla propria anima e così via.

 

 

LA RUBRICA DELL’AVVOCATO

La rubrica dell’avvocato
a cura dell’ Avv. Claudio Calvellocalvello Patrocinante in Cassazione

“NUOVO REGOLAMENTO SULLA PRIVACY (GDPR): professionisti, imprese ed alberghi termali devono assolutamente adeguarsi”

Avvio morbido per le ispezioni e le eventuali sanzioni a carico di chi non si è ancora adeguato alle nuove norme del regolamento europeo sulla privacy. A stabilirlo uno schema di decreto legislativo approvato in agosto dal Consiglio dei ministri in via definitiva. Attenzione però perchè il periodo di “tregua” per le attività ispettive e la conseguente attività sanzionatoria sarà riservato solo a coloro che SI STANNO già adeguando. In effetti, per esperienza personale “sul campo” (stiamo adeguando la privacy di numerosi professionisti, aziende ed alberghi) posso affermare che per la predisposizione di un valido adeguamento privacy servono attenzioni e tempistiche assolutamente non trascurabili. In particolare, quanto alla nostra zona termale è appena il caso di specificare che le numerose STRUTTURE ALBERGHIERE qui presenti, oltre all’obbligo generale di adeguamento, devono categoricamente nominare anche un DPO (Data Protection Officer ossia un Responsabile del Trattamento dei Dati) giacchè dette strutture erogano anche servizi medici (cure termali). Poiché le sanzioni previste sono elevatissime (deputata alle ispezioni è la Guardia di Finanza), non è proprio il caso di sottovalutare la questione.   (Fonti: https://www.garanteprivacy.it/regolamentoue/approccio-basato-sul-rischio-e-misure-di-accountability-responsabilizzazione-di-titolari-e-responsabili).

AFFITTI IN NERO: ecco cosa si rischia”

Attenti a farsi pagare in nero anche solo una parte di affitto!        La Legge prevede infatti che è nulla ogni pattuizione di un importo del canone di locazione superiore a quello risultante dal contratto scritto e registrato. Ne consegue che il conduttore, nel termine massimo di sei mesi decorrenti dalla riconsegna dell’immobile, è legittimato a richiedere al locatore la restituzione di tutte le somme pagate in nero.

 

 

IL PRIMO DIZIONARIO NÒNESO-LADINO

«Dizionario, il sogno si avvera» Nòneso-Ladino/Italiano e viceversa:  «Per salvare e diffondere la nostra cultura»

«Un sogno che si avvera, dopo 25 anni di attività che l’associazione Rezia sta mettendo in campo per far conoscere, e riconoscere, la ladinità del nones». Così il 7 luglio scorso la presidente di Rezia, Caterina Dominici, ha presentato il nuovissimo Dizionario Nòneso Ladino/Italiano e Italiano/ Nòneso Ladino promosso dall’Accademia della Lingua Nonesa Ladina

DIZIONARIO

in collaborazione con un pool di esperti e cultori di varia cultura ed estrazione geografica, edito dal nòneso Aldo Francisci Editore in Abano Terme. Alla redazione del dizionario hanno collaborato insegnanti, poeti, scrittori e appassionati collezionisti di parole antiche oltre che di cose e testimonianze del passato quali Sergio Abram, Maria Rosa Brida, Francesco Canestrini, Giovanni Corrà, Antonietta Dalpiaz, Giorgio De Biasi, Carla Ebli, Fulgenzio Facinelli, Bruno Francisci, Sergio Iob, Dolores Keller, Ferruccio Marinelli, Leonardo Paternoster, Costantino Pellegrini, Luciana Recla, Liliana Turri, Fabio Widmann, Lidia Ziller, Flavio Zini, con il coordinamento editoriale di Sofia Zuccherato. «Da tempo – ha detto la Dominici – l’associazionenònesa ladina Rezia, e negli ultimissimi anni in particolare l’Accademia della lingua nònesa ladina, ha elaborato un progetto di un vocabolario di facile consultazione che servisse in particolare alle nuove generazioni. Dopo anni di ricerca e lavoro è finalmente ultimato, crediamo proprio che questo dizionario possa contribuire alla diffusione della lingua nònesa-ladina e in particolare a conservarla». «Questo dizionario serve a salvare il salvabile di un patrimonio di parole a rischio», ha aggiunto il presidente dell’Accademia Candido Marches. L’idea di crearlo gli è venuta alcuni anni fa: «Dei giovani mi chiedevano come si traducesse in italiano una parola nonesa o come fosse la sua corretta pronuncia. Ho pensato che qualcosa si doveva fare per non perdere questo ricchissimo patrimonio di cultura popolare. Parlandone con l’allora consigliera provinciale Caterina Dominici, è partita l’idea del dizionario tra mille difficoltà e peripezie».

Il noneso, lingua o dialetto che sia, ha varianti fonetiche e parole che cambiano dall’Alta alla Bassa Valle, e in alcuni casi anche tra paese e paese. «La base morfologica-sintattica si trova nella grammatica di Ilaria Biasi, edita dalla Regione nel 2005», ha detto l’esperto linguista dell’Università di Oxford David Wilkinson, consulente per questa operazione che punta a ridare slancio all’uso comune del noneso anche tra i giovani. Per Wilkinson nessun dubbio che il noneso sia una lingua di radice neo latina come il portoghese e lo spagnolo: «Infatti una parlata non è più un dialetto quando contiene coerenti morfologia, sintassi e lessico che si scostano sia dalla lingua nazionale sia dalle parlate o dialetti vicini. Condizioni che il noneso presenta in pieno».

Altra grande qualità del progetto è quella di porsi con grande umiltà al pubblico, presentandosi come un lavoro in continua evoluzione, pronto ad eventuali suggerimenti e aggiornamenti da parte degli stessi conoscitori della lingua nonesa: d’altronde, la lingua la fa la gente che la parla.

Un successo inaspettato anche nella comunità nonesa presente ad Abano Terme e Montegrotto, residente qui o ospite, proveniente dalla Val Di Non o dall’arco alpino, dal Friuli all’Engadina (valle di montagna nel canton Grigioni, in Svizzera), la quale ritrova quella frontiera nascosta della ladinità un tempo perduta e ora tornata in auge da questo progetto.

Grande la partecipazione di pubblico alle presentazioni di Arsio-Brez del 20 luglio scorso a cura dell’Associazione Arzberg Valle di Non e di Ton il 24 agosto promossa dalla professoressa Liliana Turri della locale sezione dell’Accademia.

Un ringraziamento particolare va alla Regione del Trentino-Alto Adige nella sua rappresentanza più elevata il Presidente Arno Kompatscher.

Il Dizionario è in vendita anche ad Abano Terme presso il gazebo di libri dell’editore Francisci in isola pedonale.

Motociclismo. Il nostro piccolo campione aponense Ciro Scarcelli

2GS_5707Anche quest’anno Ciro Scarceri è iscritto al campionato italiano velocità junior nella categoria “junior C”, categoria per bambini dai 10 ai 12 anni e come wild card del campionato italiano velocità, nella categoria “ohvale 160″, campionato monomarca organizzato dalla FMI, federazione motociclistica italiana.
Purtroppo Ciro nel 2018 è partito in svantaggio a causa di un infortunio subito nel 2017 durante la gara presso la pista azzurra di Jesolo.
Ad ogni modo Ciro si è impegnato molto, allenandosi tutti i fine settimana, prefissandosi come obbiettivo di classificarsi nella top ten a fine campionato.
Oggi ad una gara dalla conclusione del campionato, gara si terrà il 16 settembre presso la pista azzurra di Jesolo,  Ciro è al 9° posto su 21 iscritti.
Ciro è molto determinato è ha tanta voglia di riscattarsi, in questa pista la fortuna è in debito con lui. I presupposti per fare bene ci sono, incrociamo le dita e in bocca lupo Ciro.

Redazione informAbano