Risotto coi rovinassi de anara

CUCINA PADOVANA 22Risotto coi rovinassi de anara

Ingredienti: 400 gr di riso • Olio e burro • Interiora di un’anatra

• 1 bicchiere di vino rosso • Cipolla • Prezzemolo • Aglio • Sedano

• Rosmarino • 1 cucchiaio di salsa di pomodoro

Mondare il fegatino e il ventriglio di un’anitra. Lavare bene bene le budelle aperte, dopo averle svuotate e tagliate per il lungo. Prelessare il ventriglio e anche le budelline, tagliare il tutto a pezzetti. Rosolare in olio e burro, aggiungere il fegatino pure a pezzetti e un trito fine di aglio, prezzemolo, sedano, rosmarino e abbondante cipolla. Irrorare con un bicchiere di vino rosso. Aggiungere 400 gr di riso. Mescolare sino a quando il vino sia evaporato. Aggiungere 1 cucchiaio di salsa di pomodoro e, a poco a poco 1 litro di brodo bollente. Legare con 50 gr. di parmigiano e a fine cottura sistemare di pepe.

TUTTO CIO’ CHE DOBBIAMO SAPERE SULLE PROTESI RIMOVIBILI…

La Rubrica del Dentista
A cura della Dottoressa Alice MarcatoMARCATO 9alice.marcato@alice.it

QUANTI TIPI DI PROTESI RIMOVIBILI ESISTONO?

 

Le protesi rimovibili possono sostituire tutti i denti o solo alcuni di essi.

Le protesi che sostituiscono tutti i denti sono noti come protesi totali e poggiano sulla gengiva che ricopre le ossa mascellari e mandibolari. La stabilità di queste protesi può essere migliorata grazie agli impianti dentali. Le protesi che sostituiscono solo alcuni denti sono note come protesi parziali: esse si ancorano ai denti che sono ancora presenti e contemporaneamente poggia sulla gengiva laddove mancano i denti .

HO BISOGNO DI UNA PROTESI RIMOVIBILE: A CHI DEVO RIVOLGERMI? 

Il modo migliore per stabilire se la protesi rimovibile è la migliore scelta terapeutica per voi è quella di rivolgervi a un laureato in odontoiatria (o ad un medico con specializzazione in odontoiatria) con specifica esperienza in protesi. Un protesista inoltre sarà in grado di aiutare a determinare se siano possibili piani di trattamento più adatti alla vostra situazione particolare.

E’ POSSIBILE OTTENERE UNA BUONA ESTETICA CON LA PROTESI RIMOVIBILE? 

Si. I nuovi materiali che costituiscono le basi e i denti delle protesi rimovibili permettono il raggiungimento di risultati estetici eccellenti. Nei casi di severa atrofia ossea della mascella e della mandibola, la terapia con protesi totali è spesso quella più idonea al fine di garantire un adeguato supporto alle labbra e alle guance.

E’ POSSIBILE PARLARE BENE CON LE PROTESI RIMOVIBILI?

Si, le protesi rimovibili, anche quelle totali, lo permettono.

E’ VERO CHE LE PROTESI  TOTALI NON PERMETTONO DI APPREZZARE I SAPORI DEI CIBI?

No. I sapori e tutte le sensazioni gustative vengono percepite dalla lingua.

RIBASATURA: COS’E’ E QUANDO SI FA.

Se le protesi non si adattano più alla gengiva così come facevano una volta potrebbe essere necessario programmare il ripristino della base della protesi. Questo trattamento consentirà una maggiore stabilità ed aderenza della protesi e potrà essere eseguita dal vostro odontoiatra di fiducia.

BONUS VERDE 2018

Il Commercialista
A cura del Dr. Stefano Baraldo

BARALDO 17

info@studiobaraldo.it
Tel: 049 8774780 – 8774772 Fax: +39 49 8219962

BONUS VERDE 2018

“Si tratta di una detrazione Irpef  legata alla casa che partirà dal 1° gennaio 2018. Ad essere agevolato, però, questa volta non è il mattone ma il verde.”

Arriva il “bonus verde privato”, una misura contenuta nel ddl alla Legge di Bilancio, in corso di approvazione da parte del Parlamento.

Si tratta di una detrazione Irpef legata alla casa che partirà dal 1° gennaio 2018. Ad essere agevolato, però, questa volta non è il mattone ma il verde.

Il bonus riguarda privati e condomini che sostengono spese per sistemazione del verde: giardini, terrazzi, balconi anche condominiali e recupero del verde di giardini di interesse storico.

I contribuenti potranno detrarre il 36% delle spese documentate relative al verde, fino a un massimo di 5mila euro per ogni unità immobiliare. Le spese agevolabili saranno quelle dedicate alla:

sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione di pozzi;

realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.

La detrazione spetterà anche per le spese sostenute per interventi effettuati sulle parti comune esterne condominiali, sempre nel limite massimo di 5mila euro per unità. In tal caso la detrazione spetta al singolo condomino, nel limite della quota a lui imputabile, purché la quota sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Tra le spese agevolabili rientreranno anche quelle di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi.

Da sottolineare che la detrazione si applica alla singola unità immobiliare e non alla persona. Quindi, in caso di due proprietà si potranno ottenere due detrazioni.

L’importo della detrazione totale va suddiviso in 10 quote annuali di pari importo, mentre le spese sostenute devono essere pagate utilizzando il bonifico parlante (l’unica e sola modalità di pagamento per usufruire dei bonus).

Tra le spese ricomprese nel bonus ci sono quelle per il rifacimento di impianti di irrigazione, le spese per la sostituzione di una siepe e le spese per le grandi potature.

Per qualsiasi informazione contattate lo Studio.

ACQUA UN VALORE INESTIMABILE

Il Biologo NutrizionistaCAPRIOLO 20A cura della Dottoressa Carolina Capriolo
carol.capri@gmail.com    cell. 339 8284852

ACQUA  UN VALORE INESTIMABILE

“Il bicchiere mezzo pieno!”

E’ facile bere di più durante il periodo estivo…ma solo d’estate è importante bere l’acqua?

Sappiamo che per il 70% della massa complessiva il nostro corpo è fatto d’acqua, nonostante questo sottovalutiamo il potere di questo elemento e la sua insostituibile importanza. L’acqua non solo è indispensabile per idratare ogni nostra cellula, essa è anche un cofattore di moltissime reazioni metaboliche senza le quali non potremmo respirare, produrre energia, digerire, ragionare, concentrarci, fare sforzi fisici e tanto altro ancora.

L’acqua è una fondamentale fonte di idrogeno e ossigeno e per questo ha un valore inestimabile a livello biochimico.

Non aver sete non significa non aver bisogno di acqua!

Un pensiero comune è che quando il corpo ha bisogno di idratarsi, ce lo fa capire attraverso la sete. Ciò non è del tutto esatto: l’organismo infatti si sforza di svolgere tutte le sue funzioni fisiologiche attraverso ciò che ha e che riceve, anche se in piccole quantità. Questo vale per tutti i nutrienti, compresa l’acqua. Di conseguenza il nostro fisico può raggiungere uno stato di disidratazione, ancora prima di manifestarlo attraverso la sensazione di sete, e tale condizione per altro può portare il corpo ad affrontare un forte stato di stress. Cosa possiamo fare allora, per aiutare l’organismo ad assimilare la giusta quantità d’acqua?

- In primo luogo non dobbiamo aspettare di avere sete per bere ed idratare il corpo, ma dobbiamo farlo costantemente durante tutto il giorno.

- Inoltre, cosa che non tutti sanno, a volte il nostro corpo ci manifesta il suo stato di disidratazione con una sensazione di fame e non di sete, pur essendo una mancanza di acqua. Dobbiamo quindi fare attenzione a distinguere bene le due necessità diverse: quando ci capita di avere tanta fame, soffermiamoci un attimo a pensare quanto abbiamo bevuto durante il giorno fino a quel momento, potrebbe essere prezioso!

- Per mantenere ben idratato il nostro organismo non basta esclusivamente bere, dobbiamo nutrirci anche nella maniera corretta. Assumere ad esempio una buona quantità di verdura aiuta ad introdurre il giusto apporto di acqua e di sali minerali. La verdura infatti, ricca fonte di fibra insolubile, contiene numerosi elementi, preziosi anch’essi per il nostro metabolismo e per evitare uno stato di disidratazione.

- Facciamo attenzione, soprattutto per i più piccoli, a non confondere “dissetante” con “idratante”, è scorretto infatti pensare di sostituire l’acqua (naturale o gasata) con bevande zuccherate o succhi di frutta o spremute; a differenza dell’effetto dissetante che possono dare, in realtà disidratano il corpo. Infatti quest’ultimo per metabolizzarle consuma una buona quantità di acqua. Il risultato quindi è controproducente!

- Ricordiamoci di aumentare il consumo di acqua se svolgiamo attività fisica; attraverso il sudore e il dispendio energetico infatti il fabbisogno di acqua aumenta notevolmente.

CONTRATTO DI CONVIVENZA

Il notaio rispondeDI LAURO 28A cura di Aldo Francisci

“Quesiti di informazione legislativa con risposte ed analisi del notaio  Salvatore Di Lauro di Abano Terme ”

Notaio, recentemente il notariato padovano ha organizzato un convegno dove si è trattato, tra gli altri temi, del contratto di convivenza. Di cosa si tratta?

Il 3 novembre scorso a Padova si è tenuto un interessantissimo convegno sul tema delle unioni civile e coppie di fatto dove si è trattato, tra gli altri argomenti, anche della convivenza e dell’eventuale contratto stipulato dalla coppia. La legge è recente, si tratta della legge 76/2016 che definisce la “convivenza” come unione stabile tra due persone maggiorenni  unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di  reciproca  assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile. La legge si interessa della convivenza “formalizzata” vale a dire di quella registrata all’anagrafe del Comune.

I conviventi possono, poi, regolare i loro rapporti con uno specifico “contratto di convivenza” con cui si definiscono le regole della propria convivenza sotto l’aspetto patrimoniale; vi sono poi alcuni limitati aspetti dei rapporti personali (ad es. la designazione dell’amministratore di sostegno) che possono trovare spazio in tale contratto. L’accordo può essere usato anche per disciplinare le conseguenze patrimoniali della cessazione della convivenza.

Questi contratti possono essere stipulati da tutte le persone che, legate da vincolo affettivo, decidono di vivere insieme stabilmente al di fuori del legame matrimoniale, o perché è loro preclusa la possibilità di sposarsi (ad esempio, due conviventi dello stesso sesso) o perché è loro precisa volontà quella di non soggiacere al vincolo matrimoniale. Tale contratto può essere redatto dal Notaio qualora si intenda iniziare una convivenza oppure successivamente qualora sorga l’esigenza di “programmarne” lo svolgimento del rapporto, ad esempio in fase d’acquisto di un immobile.

È possibile disciplinare i diversi aspetti patrimoniali che riguardano:

• le modalità di partecipazione alle spese comuni, e quindi la definizione degli obblighi di contribuzione reciproca nelle spese comuni o nell’attività lavorativa domestica ed extradomestica;

• i criteri di attribuzione della proprietà dei beni acquistati nel corso della convivenza (potendo addirittura definire un sorta di regime di comunione o separazione);

• le modalità di uso della casa adibita a residenza comune (sia essa di proprietà di uno solo dei conviventi o di entrambi i conviventi ovvero sia in affitto);

• le modalità per la definizione dei reciproci rapporti patrimoniali in caso di cessazione della convivenza al fine di evitare, nel momento della rottura, discussioni e rivendicazioni;

• la facoltà di assistenza reciproca, in tutti i casi di malattia fisica o psichica (o qualora la capacità di intendere e di volere di una delle parti risulti comunque compromessa), o la designazione reciproca ad amministratore di sostegno.

Dal contratto di convivenza nascono dei veri e propri obblighi giuridici a carico delle parti che lo hanno sottoscritto. Pertanto la violazione di taluno degli obblighi assunti con il contratto di convivenza legittima l’altra parte a rivolgersi al giudice per ottenere quanto le spetta. La durata “naturale” del contratto di convivenza coincide con la durata del rapporto di convivenza; ciò non toglie che vi siano alcuni accordi destinati a produrre i loro effetti proprio a partire dalla cessazione del rapporto di convivenza: si pensi a tutti gli accordi che fissano le modalità per la definizione dei reciproci rapporti patrimoniali in caso di cessazione della convivenza.

Sono ritenute ammissibili clausole volte alla regolamentazione dei rapporti patrimoniali inerenti il mantenimento, l’istruzione e l’educazione dei figli, posto che incombe su entrambi i genitori l’ obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole. Si tratterebbe, comunque, di clausole sempre suscettibili di essere revocate e modificate se ciò fosse richiesto al fine di perseguire l’interesse dei figli (da considerarsi sempre preminente rispetto all’interesse dei conviventi al rispetto degli accordi tra gli stessi intervenuti).

 

La rubrica dell’avvocato

La rubrica dell’avvocato
a cura dell’ Avv. Claudio Calvello
Patrocinante in CassazioneCALVELLO

E COSI’ LA “POVERA” VERONICA PERSE L’ASSEGNO…

Povera poi mica tanto! È quanto hanno pensato i Giudici della Corte d’Appello di Milano i quali hanno non solo diminuito ma addirittura revocato l’assegno di mantenimento di ben Ä 1.400.000 mensili che Berlusconi versava a favore della ex. Anche su tale vicenda, infatti, ha inciso il recente orientamento delle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione che, con la nota sentenza numero 11504/2017, hanno sancito l’addio al tenore di vita goduto in costanza di matrimonio come parametro per determinare se l’assegno è di mantenimento è dovuto o meno, stabilendo che a tal fine occorre piuttosto fare riferimento al principio dell’autoresponsabilità economica di ciascuno dei coniugi quali “persone singole” e, quindi, dell’indipendenza economica dell’ex. Nel caso di specie, è stato accertato in giudizio che la beneficiaria del maxiassegno è, in realtà, del tutto autosufficiente economicamente e che quindi non ha alcun titolo per godere del contributo. Infatti si legge nella sentenza che la Signora Lario può contare “su un cospicuo patrimonio, oltretutto costituitole integralmente dal marito nel corso del quasi ventennale matrimonio”. Ma non solo: la stessa ha anche “la capacità di produrre reddito, sia per le ingenti somme di denaro che l’ex marito le ha corrisposto sia perché possiede numerosi beni immobili di notevole valore commerciale”. Insomma: addio assegno di mantenimento.

PADRE RIFIUTA OGNI APPROCCIO COL FIGLIO? RISARCIMENTO AL FIGLIO DI 100MILA EURO!

È quanto ha stabilito una recente sentenza del Tribunale di Milano (n. 2938/2017) che ha condannato un padre a risarcire il figlio con la non indifferente somma di centomila euro. Ecco la vicenda: una signora, conveniva in giudizio l’ex convivente per ottenere, previo accertamento dell’inadempimento del convenuto agli obblighi di mantenimento del figlio naturale legalmente riconosciuto, la condanna del suddetto al rimborso delle spese sostenute dalla nascita del ragazzo al settembre 2012, nonché al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale patiti dal ragazzo a causa della totale assenza della figura paterna. L’ex convivente, infatti, aveva da sempre rifiutato rapporti col figlio non solo omettendo completamente di contribuire al suo mantenimento, ma soprattutto rifiutando di vederlo se non in due sole occasioni all’età di sei e dodici anni e di prendersi cura dello stesso. Ecco cosa si legge nella sentenza del Tribunale meneghino: “Nel caso di specie è risultato che il convenuto, pur avendo provveduto a riconoscere il figlio naturale, lo ha da sempre rifiutato non solo omettendo completamente di contribuire al suo mantenimento […] ma soprattutto rifiutando […] di prendersi cura dello stesso, anche solo supportando la madre sulla quale è gravato in modo assorbente ed esclusivo il compito di educare, curare ed assistere il figlio gravemente disabile, senza con ciò voler riconoscere un obbligo giuridicamente coercibile del padre ad amare un figlio. […]”

DIVORZIO: MANTENIMENTO NON DOVUTO SE LA EX SI RIFIUTA DI LAVORARE

Lo ha stabilito la Sesta Sezione Civile della Cassazione, nell’ordinanza n. 25697/2017 nell’ambito di una vicenda in cui gli ermellini hanno accolto le ragioni dell’ex marito che si lamentava di dovere continuare a versare un assegno di mantenimento alla ex. In particolare, secondo i giudici del supremo Collegio al fine di stabilire la sussistenza dei presupposti dell’assegno di mantenimento e determinarne il quantum, deve tenersi conto della effettiva possibilità di svolgimento di un’attività lavorativa retribuita da parte del coniuge richiedente l’assegno, in considerazione di ogni concreto fattore individuale ed ambientale, pur senza che assumano rilievo mere situazioni astratte o ipotetiche. Ne consegue che l’assegno di mantenimento verrà ridotto se non eliminato, laddove venga accertato dal Giudice che il coniuge richiedente il sostentamento si rifiuta ingiustificatamente di lavorare.

 

 

 

 

Biblioteca Civica di Abano Terme. EVENTI

Biblioteca 1Lunedì 27 novembre alle 21.00
Proiezione A INGRESSO LIBERO del nuovo documentario

Oltre il confine: la storia di Ettore Castiglioni
film di Andrea Azzetti, Federico Massa con Marco albino Ferrari; presenti i registi.

Ettore Castiglioni (1908-1944) scelse di avere come unico confidente il suo diario. Le sue parole compongono il ritratto di un grande alpinista e insieme la figura di un uomo solo e inquieto. Ma raccontano un cambiamento profondo: di buona famiglia ad antifascista che all’indomani dell’8 settembre 1943 guidò un gruppo di ex soldati sulle montagne della Valle d’Aosta e si adoperò per portare in salvo sul confine svizzero profughi ed ebrei in fuga dalla guerra. “Dare la libertà alla gente per me adesso è una ragione di vita”scriveva così qualche giorno prima di cadere in un tranello delle guardie di frontiera. L’ultima nota nel diario è del marzo ’44 e non svela nulla degli avvenimenti successivi. Sconfinò nuovamente in Svizzera e fu arrestato. Privato degli abiti e degli scarponi fu rinchiuso in una stanza d’albergo a Maloja. Durante la notte si calò dall

a finestra e affrontò il ghiacciaio del Forno avvolto in una coperta. Cosa lo spinse a tentare una fuga impossibile? Quale missione aveva da compiere oltre il confine? Lo scrittore Marco Albino Ferrai, curatore dell’edizione critica del diario, ripercorre i 

Biblioteca 2

momenti salienti dalla vita dell’alpinista, raccoglie documenti e testimonianze e si addentra nel mistero della sua morte. (da Mymovies.it) 

martedì 28 novembre ore 21.00 – Biblioteca Civica
PADOVA E LA GRANDE GUERRA
Presentazione del libro di Emanuele Cenghiaro e Pier Giovanni Zanetti– Tracciati editore

giovedì 30 novembre e giovedì 7 dicembre ore 18.00 – Biblioteca Civica
L’ARTE DELLA PERSUASIONE: INTERAGIRE IN MODO EFFICACE CON SE

 STESSI, CON GLI ALTRI E CON IL MONDO
Conferenza in due parti dello psicoterapeuta Giuseppe Pecere

Biblioteca

 

SPESSO IL PROBLEMA ALLA SPALLA È UN PROBLEMA DI COLLO

L’angolo del Terapista
A cura del Dr. Giuseppe Manzo   cell. 348 7048590
www.giuseppemanzo.com   giuseppemanzo51@gmail.com

MANZO 131

SPESSO IL PROBLEMA ALLA SPALLA  È UN PROBLEMA DI COLLO

“Quando una radice del nervo nella colonna cervicale è irritata, i sintomi possono irradiare nella spalla, nel braccio e nella mano.”

Ci sono otto radici nervose che si ramificano da ciascun lato della colonna cervicale del collo e sono etichettati come C1-C8. Le radici nervose da C3 a C8 passano attraverso una parte specifica della spalla.

Se una radice del nervo cervicale è compressa o irritata nel collo, può causare dolori e sintomi che si irradiano lungo il percorso del nervo nella spalla, nel braccio e / o nella mano: siamo di fronte ad una “radiculopatia cervicale”

Il dolore radicolare e i sintomi accompagnanti possono variare e comprendono una o tutte le seguenti caratteristiche:

• Dolore che si sente ovunque da lieve o sordo a forte, lancinante o grave

• Dolore che viene e va o è costante e inesorabile

• Dolore che rimane nella stessa zona, come una lama infissa nella spalla

o dolore che irradia lungo il nervo e che può andare dalla spalla al braccio

• Formicolio che potrebbe essere in un punto o irradiare attraverso la spalla e nel braccio

• Debolezza o intorpidimento nella spalla e / o nel braccio, che potrebbero essere costanti o sporadici.

Alcune ricerche indicano che  i sintomi del dolore alle spalle tendono a svilupparsi con il seguente schema:

• La radiculopatia C5 tende a causare dolore nella spalla superiore vicino al collo e potrebbe essere dolore acuto sulla superficie o un dolore profondo e doloroso

• La radiculopatia C6 proietta di  più sulla spalla esterna e probabilmente evoca un dolore che si sente maggiormente  al livello della pelle

• La radiculopatia C7 proietta invece sulla parte interna della spalla più vicina alla colonna vertebrale ed il  dolore  si avverte maggiormente  a livello di superficie piuttosto che profondamente

• La radiculopatia C8, che è meno comune delle altre, bersaglia infine  sul margine inferiore della scapola e potrebbe anch’essa essere motivo di   dolore  sulla superficie o profondamente

Se si sospetta la radiculopatia cervicale, con dolore irradiante, formicolio, debolezza o intorpidimento, allora è importante consultare  quanto prima un medico per iniziare il trattamento.

Se la condizione che causa radiculopatia cervicale non va trattata e peggiora, è possibile, in alcuni casi, può provocare un danno serio  od una neuropatia permanente.

MI MANCA UN DENTE E VORREI RIMETTERLO: MEGLIO UN IMPIANTO O UN PONTE?

La Rubrica del Dentista
A cura della Dottoressa Alice Marcato
alice.marcato@alice.it

MARCATO

MI MANCA UN DENTE E VORREI RIMETTERLO: MEGLIO UN IMPIANTO O UN PONTE?

E’ importante tenere presente quando si ricorre agli impianti anche lo stile di vita del paziente (se un forte fumatore meglio smettere o almeno ridurre), l’igiene orale domiciliare che deve essere più controllata..”

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare tre ipotesi.

La prima: i due denti vicini a quello da cambiare hanno problemi. In questo caso l’implantologia è l’ideale, perchè permette di rimettere un solo dente, quello mancante

, senza dover toccare quelli vicini. La tecnica prevede infatti l’inserimento chirurgico di una vite in titanio all’interno dell’osso della bocca, sulla quale si attacca poi il nuovo dente, che può essere costruito in metallo rivestito da ceramica o tutto in ceramica.

Seconda ipotesi: i denti vicini a quello da cambiare non sono in buone condizioni e devono comunque essere rivestiti, o magari sono già devitalizzati perchè erano sta

ti aggrediti da una carie profonda. In questo caso il ponte è la soluzione più indicata, perchè il nuovo elemento si poggerà sui due denti vicini, che verranno a loro volta ricoperti da cap

sule (quindi non c’è bisogno di chirurgia).

Terza ipotesi: l’osso e i tessuti gengivali non sono sufficienti per inserire la vite di un impianto.In caso di insufficienza di questi “sostegni”, e qualora la soluzione ideale sia l’impianto, è necessario ricorrere a ulteriori interventi per ricostruire questi tessuti (rigenerazione ossea o gengivale). In questo caso il ponte protesico può risultare un’ottima soluzione alternativa che ci “svincola” dalla maggiore invasività che l’implantologia richiede.