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La rubrica dell’avvocato

La rubrica dell’avvocatoa cura dell’ Avv. Claudio Calvello
(Patrocinante in Cassazione – DPO e membro di Federprivacy)

ASSEGNO DI DIVORZIO e NUOVA LOVE STORY: che fine fa?

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Qual è la sorte dell’assegno di divorzio se l’ex coniuge va a convivere con un nuovo partner? La Cassazione con la sentenza n. 32198 del 5 novembre 2021 ha affermato che la stabile convivenza con altro partner non comporta automaticamente la perdita del diritto all’assegno divorzile. Vediamo perché. Innanzitutto, bisogna precisare che l’assegno divorzile non ha solo una funzione assistenziale (cioè di sostegno economico successivo alla cessazione del matrimonio), ma ha anche una funzione compensativa, diretta cioè ad equilibrare le posizioni economiche del coniuge più debole che abbia sacrificato le sue aspettative professionali in virtù di esigenze e scelte familiari condivise. La decisione degli Ermellini trae origine da un divorzio sottoposto all’esame della Corte di Appello di Venezia la quale revocava l’assegno di divorzio a favore della moglie sul presupposto che la donna aveva intrapreso una stabile convivenza con un nuovo compagno, relazione da cui era nata anche una figlia. Ed in effetti il precedente (e più recente) orientamento della Cassazione affermava proprio questo: il diritto all’assegno si estingue automaticamente e per l’intero in seguito all’instaurarsi di una famiglia di fatto o di una stabile convivenza. Questa “semplicistica” soluzione, tuttavia, non faceva giustizia di tutti quei casi in cui l’assegno divorzile assolveva ad una funzione compensativa finalizzata cioè riequilibrare la disparità delle posizioni economiche in virtù del contributo prestato dal coniuge formazione del patrimonio familiare. Si pensi al caso della moglie che essendosi occupata interamente della gestione della casa e dei figli abbia consentito al marito di far carriera sgravandolo da ogni incombente familiare consentendo così allo stesso di concentrare tutti i suoi sforzi nella propria professione o attività. Mi sembra una decisione degli Ermellini assolutamente condivisibile.

STRAPPARE IL CELLULARE AL PARTNER È REATO!

A stabilirlo è stata una recente pronuncia della Cassazione secondo cui chi sottrae con violenza al/alla proprio/a compagno/a il cellulare per leggerne i messaggi, rischia di integrare il reato di rapina. D’altra parte al giorno d’oggi nel nostro cellulare conserviamo di tutto: dalle foto, alle mails, alle telefonate in entrata ed in uscita, ai codici per entrare nei conti correnti etc… Tutto bene se vi è il consenso alla visione del contenuto del cellulare da parte del legittimo proprietario ma quando la visione dei messaggi è preceduta dalla condotta del partner che letteralmente lo strappa di mano all’altro, ecco che a quel è punto vi sono gli estremi del reato di rapina poichè emerge l’elemento della violenza che connota questo delitto. Secondo gli Ermellini, nel delitto di rapina, l’ingiusto profitto non deve necessariamente concretarsi in un’utilità materiale, potendo consistere anche in un vantaggio di natura morale o sentimentale che l’agente si riproponga di conseguire dalla condotta di sottrazione ed impossessamento, con violenza o minaccia, della cosa mobile altrui (Cassazione penale, Sez. II, sentenza 10 dicembre 2021, n. 45557).