PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI
proverbi 136
A cura di Aldo Francisci

Scarpe vecie sparagna le nove.

Se l’invidia fusse freve tuto el mondo scotaria.

Se le parole paghesse dazio, sarìa on afar serio.

Senpre stenta chi no se contenta.

Senza ojo el lume se stua.

Senza spie no ce ciapa ladri.

Svodà la scudela, tuti ghe spua dentro.

Tacà a on ciodo, ma vivo.

Tanti paìsi e tante usanze, tante teste e tante panze.

Tanto toca a chi roba come a chi che tien el saco.

Testa de musso no se pela mai.

Togno fà la roba, el sior Toni la gode, el conte Antonio la magna.

Tre cosse ghe vol par farse siori: o robar, o trovar, o ereditar.

Trista chela bestia che no para via le mosche co’ la so coa.

Troti de musso e salti de vecio dura poco.

Tute le robe storte le fà drite la morte.

Tute le scarpe no va ben ‘ntel stesso piè

IL PRIMO DIZIONARIO NÒNESO-LADINO

«Dizionario, il sogno si avvera» Nòneso-Ladino/Italiano e viceversa:  «Per salvare e diffondere la nostra cultura»

«Un sogno che si avvera, dopo 25 anni di attività che l’associazione Rezia sta mettendo in campo per far conoscere, e riconoscere, la ladinità del nones». Così il 7 luglio scorso la presidente di Rezia, Caterina Dominici, ha presentato il nuovissimo Dizionario Nòneso Ladino/Italiano e Italiano/ Nòneso Ladino promosso dall’Accademia della Lingua Nonesa Ladina

DIZIONARIO

in collaborazione con un pool di esperti e cultori di varia cultura ed estrazione geografica, edito dal nòneso Aldo Francisci Editore in Abano Terme. Alla redazione del dizionario hanno collaborato insegnanti, poeti, scrittori e appassionati collezionisti di parole antiche oltre che di cose e testimonianze del passato quali Sergio Abram, Maria Rosa Brida, Francesco Canestrini, Giovanni Corrà, Antonietta Dalpiaz, Giorgio De Biasi, Carla Ebli, Fulgenzio Facinelli, Bruno Francisci, Sergio Iob, Dolores Keller, Ferruccio Marinelli, Leonardo Paternoster, Costantino Pellegrini, Luciana Recla, Liliana Turri, Fabio Widmann, Lidia Ziller, Flavio Zini, con il coordinamento editoriale di Sofia Zuccherato. «Da tempo – ha detto la Dominici – l’associazionenònesa ladina Rezia, e negli ultimissimi anni in particolare l’Accademia della lingua nònesa ladina, ha elaborato un progetto di un vocabolario di facile consultazione che servisse in particolare alle nuove generazioni. Dopo anni di ricerca e lavoro è finalmente ultimato, crediamo proprio che questo dizionario possa contribuire alla diffusione della lingua nònesa-ladina e in particolare a conservarla». «Questo dizionario serve a salvare il salvabile di un patrimonio di parole a rischio», ha aggiunto il presidente dell’Accademia Candido Marches. L’idea di crearlo gli è venuta alcuni anni fa: «Dei giovani mi chiedevano come si traducesse in italiano una parola nonesa o come fosse la sua corretta pronuncia. Ho pensato che qualcosa si doveva fare per non perdere questo ricchissimo patrimonio di cultura popolare. Parlandone con l’allora consigliera provinciale Caterina Dominici, è partita l’idea del dizionario tra mille difficoltà e peripezie».

Il noneso, lingua o dialetto che sia, ha varianti fonetiche e parole che cambiano dall’Alta alla Bassa Valle, e in alcuni casi anche tra paese e paese. «La base morfologica-sintattica si trova nella grammatica di Ilaria Biasi, edita dalla Regione nel 2005», ha detto l’esperto linguista dell’Università di Oxford David Wilkinson, consulente per questa operazione che punta a ridare slancio all’uso comune del noneso anche tra i giovani. Per Wilkinson nessun dubbio che il noneso sia una lingua di radice neo latina come il portoghese e lo spagnolo: «Infatti una parlata non è più un dialetto quando contiene coerenti morfologia, sintassi e lessico che si scostano sia dalla lingua nazionale sia dalle parlate o dialetti vicini. Condizioni che il noneso presenta in pieno».

Altra grande qualità del progetto è quella di porsi con grande umiltà al pubblico, presentandosi come un lavoro in continua evoluzione, pronto ad eventuali suggerimenti e aggiornamenti da parte degli stessi conoscitori della lingua nonesa: d’altronde, la lingua la fa la gente che la parla.

Un successo inaspettato anche nella comunità nonesa presente ad Abano Terme e Montegrotto, residente qui o ospite, proveniente dalla Val Di Non o dall’arco alpino, dal Friuli all’Engadina (valle di montagna nel canton Grigioni, in Svizzera), la quale ritrova quella frontiera nascosta della ladinità un tempo perduta e ora tornata in auge da questo progetto.

Grande la partecipazione di pubblico alle presentazioni di Arsio-Brez del 20 luglio scorso a cura dell’Associazione Arzberg Valle di Non e di Ton il 24 agosto promossa dalla professoressa Liliana Turri della locale sezione dell’Accademia.

Un ringraziamento particolare va alla Regione del Trentino-Alto Adige nella sua rappresentanza più elevata il Presidente Arno Kompatscher.

Il Dizionario è in vendita anche ad Abano Terme presso il gazebo di libri dell’editore Francisci in isola pedonale.

Figadeli nel radesèlo

Figadeli nel radesèlo

Ingredienti:

• Radesèlo (membrana reticolata che avvolge l’intestino tenue) • fegato d’oca o di maiale • semi di finocchio • spezie a volontà • foglie di alloro a piacere • olio • sale e pepe

Si prende del fegato d’oca o di maiale e si taglia a cubettini, si avvolge ogni cubettino nel radesèlo insaporendolo prima con sale, pepe, semi di finocchio triti e altre spezie a volontà. Fissati gli involtini con uno stecchino, si cuociono alla graticola, unti leggermente d’olio. Volendo si possono mettere questi involtini allo spiedo, intervallati da foglie d’alloro.

 

PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI

A cura di Aldo Francisci

Quando che l’aqua toca el culo tuti inpara a noare.

Quando che la barca va ogni cojon la para.

Quando che la merda monta in scagno, o che la spuza o che la  fà dano.

Quando che no se pole ciapare el pesse se ciapa le rane.

Quando che uno sa fare i capèi el pol farli par qualunque testa.

Quelo che no sòfega ingrassa.

Quelo che no strangola ingrassa e quelo che no ingrassa passa.

Reve e guseleta* mantien la poareta.

Roba fruà no tien ponto.

Roba robà no fà conpanàdego.

S’ciopo vodo fà paura a du.

Sa volì ca ve lo diga ve lo digo: chi che casca in povertà perde l’amigo.

Saco roto no tien méjo.

Saco vodo no sta in piè.

Scarpa larga e goto pien, ciapa le robe come le vien.

PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI 13

A cura di Aldo Francisci

EL GATO GHE ENTRA SENPRE…

Al mese de Jenaro la gata va in gataro.

Chi sparagna el gato magna.

Co’l sorze scanpa, la gata va al paese.

De Febraro ogni gata va in gataro.

El gato sol fogolaro xe segno de miseria.

El naso d’i gati, i zenoci d’i òmani e ‘l culo dele fémene xe senpre fridi.

Gato sarà deventa leon.

Mèjo on sorze in boca a on gato che on omo par le man de on avocato.

No xe colpa dela gata se la parona la xe mata.

On ocio ala gata e staltro ala paèla.

On omo in man del’avocato xe come on sorze in boca al gato.

Quando ch’el gato dorme i sorzi bala.

Tien on ocio al pesse e ‘nantro al gato.

El bon vin fà bon sangue.

El bon vin se trova dal paroco.

Risotto coi rovinassi de anara

CUCINA PADOVANA 22Risotto coi rovinassi de anara

Ingredienti: 400 gr di riso • Olio e burro • Interiora di un’anatra

• 1 bicchiere di vino rosso • Cipolla • Prezzemolo • Aglio • Sedano

• Rosmarino • 1 cucchiaio di salsa di pomodoro

Mondare il fegatino e il ventriglio di un’anitra. Lavare bene bene le budelle aperte, dopo averle svuotate e tagliate per il lungo. Prelessare il ventriglio e anche le budelline, tagliare il tutto a pezzetti. Rosolare in olio e burro, aggiungere il fegatino pure a pezzetti e un trito fine di aglio, prezzemolo, sedano, rosmarino e abbondante cipolla. Irrorare con un bicchiere di vino rosso. Aggiungere 400 gr di riso. Mescolare sino a quando il vino sia evaporato. Aggiungere 1 cucchiaio di salsa di pomodoro e, a poco a poco 1 litro di brodo bollente. Legare con 50 gr. di parmigiano e a fine cottura sistemare di pepe.

PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETIPROVERBI VENETI
A cura di Aldo Francisci

A chi nasse scarognà ghe piove sol culo stando sentà.

A dire la verità ghe vole on cojon, a dire busie ghe vole on bricon.

A ogni culo el so cagare.

A ogni uno ghe piase la so spuzeta.

A sentarse so do careghe el culo se sbrega.

A tirarse massa indrio se fi nisse col culo in rio.

Al ciaro de luse ogni stronzo traluse.

Al son de la canpana (schei) ogni dona se fa putana.

Ala de capon, culo de castron e tete de massara xe na roba rara.

Amare e no éssare amà, xe come forbirse el culo senza vere cagà.

Amore, merda e zéndare le xe tre robe tèndare.

Anca i cojuni magna el pan.

Ano piovoso, ano de merda.

Bisogna avere oci anca sol culo.

CUCINA PADOVANA

CUCINA PADOVANA
A cura di Aldo Francisci

CUCINA PADOVANA

Pollastri con limonelli

Tagliare il pollo in ottavini, porlo a rosolare in olio, con trito di cipolla, abbondante sedano e poco aglio. Irrorarlo con succo di limone e poca acqua. Sistemare di sale a ggiungere la rapatura del limone stesso e del prezzemolo tritato. Portare a cottura su fiamma leggera. Simile cottura si adegua anche al coniglio. Servire con guarnizioni di fettine di limone.

Anatra alla frutta

Farcire un’anatra con dei pezzetti di pera sbucciata e mondata, mescolata alla polpa di due limoni tagliati a pezzetti, aromatizzando con la rapatura della buccia. Salare e pepare secondo il gusto. Brasare in pentola di coccio irrorando con vino bianco e succo di limone.