• Polpette di cinghiale

• Polpette di cinghiale

Taglire la polpa di cinghiale a fette, porla in aceto con aglio, sale, finocchio e pepe per due giorni.polpette cinghiale

Tritare finemente la polpa con i suoi aromi, insieme a prosciutto grasso e magro, aggiungere pane raffermo grattugiato e legare con uova. Fare delle palle grosse quanto un uovo, passarle alla farina e friggerle in olio o in strutto. Coprirle con salsa di pane piuttosto fluida, arricchendola con pignoli e cubettini di cedro candito. Servire caldo.

 

 

USO DEI COLLUTORI

La Rubrica del Dentista

cura di Alice e Francesca Marcato
alice.marcato@alice.it

 

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USO DEI COLLUTORI

Dopo una visita di controllo o una seduta di igiene dentale professionale ci chiedono consigli sull’uso del collutorio, sulla sua reale efficacia nel mantenere la bocca sana e quale tra i vari presenti in commercio sia il migliore.

Ma Il collutorio serve, sì o no? A chi? Ecco un tema legato alla pulizia dei denti.

 

Come si usa il collutorio, guida base

Per avere un buon utilizzo del collutorio basta versare il giusto quantitativo nel bicchiere, sciacquare per il tempo che di solito ruota intorno ai 40 secondi e sputare. Ogni collutorio ha delle regole da seguire che sono indicati nelle istruzioni da leggere prima dell’uso. In linea di massima il collutorio non va diluito nell’acqua e va sputato dopo l’uso. E non è necessario sciacquare la bocca una volta espulso il liquido.

 

Il collutorio è utile per l’igiene orale?

In realtà non è indispensabile. Se un paziente non ha particolari problemi e riesce a mantenere un buono stato di salute del proprio cavo orale – con le normali manovre di igiene domiciliare – può tranquillamente fare a meno di usare questo prodotto e non fare uso del collutorio dentale.

Tuttavia il suo utilizzo non è sconsigliato in alcuni casi: L’importante è che sia di supporto alla pulizia dei denti quotidiana con spazzolino, filo interdentale o scovolino : la base della buona igiene orale.

Molto spesso i collutori vengono presentati come liquidi miracolosi capaci di eliminare da soli il 100% di placca e batteri supponendo che da soli possono pulire efficacemente la bocca.

Ritornando alla domanda, sì, il collutorio serve E può aiutare l’igiene orale. Ma da solo non ha utilità e va quindi usato solo dopo un corretto spazzolamento di denti e gengive, accompagnato dall’uso di strumenti come il filo interdentale per eliminare residui di cibo tra gli spazi interstiziali dei denti.

 

Quanti tipi di collutorio esistono?

Il collutorio serve a determinati scopi in base alla tipologia scelta. I prodotti sul mercato vengono divisi in due categorie di massima, a seconda delle funzioni che svolgono. Ecco le differenze tra collutori.

Collutori terapeutici

Sono farmaci (tipo a base di clorexidina) che devono essere utilizzati sotto consiglio o prescrizione del dentista per un tempo limitato; vengono raccomandati per la  cura di infiammazioni gengivali o infezioni, dopo interventi chirurgici in sostituzione dello spazzolamento.

Collutori cosmetici

Possono essere acquistati anche nei supermercati e si limitano a un’azione antibatterica molto blanda. In questi casi il collutorio fa male? No, si possono utilizzare  anche quotidianamente senza problemi.

Se hai bisogno di consigli specifici e di un collutorio da usare quotidianamente, puoi chiedere consiglio al dentista o igienista dentale che possono suggerirne uno specifico. Esistono collutori remineralizzanti, desensibilizzanti, per le lesioni delle mucose, l’integrazione salivare, antibatterici, ecc…

 

 

I BENEFICI PREVIDENZIALI PER CHI SVOLGE UN LAVORO USURANTE

Le ACLI informano
a cura del Caf Acli di Padova
www.aclipadova.it – 049601290

I BENEFICI PREVIDENZIALI PER CHI SVOLGE UN LAVORO USURANTEacli-14

Per tutelare i lavoratori impiegati in attività particolarmente faticose e pesanti, è stata istituita la possibilità di anticipare l’età pensionabile che è stata mantenuta, seppur con alcune modifiche, dalla Legge Fornero del 2011.

La normativa per i lavori usuranti è attivabile da quei lavoratori dipendenti (sia del settore privato che del pubblico impiego) che abbiano svolto nell’arco della propria vita lavorativa talune attività.

Le attività in questione sono riconducibili alle seguenti quattro macro-categorie.

– Lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti, cioè coloro che svolgono lavori in galleria, cava o miniera; lavori ad alte temperature; lavori in cassoni ad aria compressa; attività per l’asportazione dell’amianto; attività di lavorazione del vetro cavo; lavori svolti dai palombari; lavori espletati in spazi ristretti.

– Lavoratori addetti alla linea di catena impegnati all’interno di un processo produttivo in serie contraddistinto da un ritmo determinato da misurazione di tempi di produzione, che svolgono attività caratterizzate da ripetizioni costanti dello stesso ciclo lavorativo;

– Lavoratori conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti al servizio pubblico di trasporto collettivo.

Per poter accedere alla pensione anticipata per i lavori usuranti, queste attività devono essere state svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di servizio, o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. Il vantaggio per questi lavoratori consiste nella possibilità di accedere alla pensione con il vecchio sistema delle quote, se più favorevole rispetto alle regole di pensionamento introdotte con la Riforma Fornero.

Il beneficio per coloro che svolgono un lavoro riconosciuto usurante, consiste nella possibilità di accedere a pensione con il vecchio sistema delle quote, se più favorevole rispetto alle regole di pensionamento introdotte con la Riforma Fornero. Nello specifico gli usuranti possono andare in pensione con una anzianità contributiva minima di 35 anni, una età minima pari a 61 anni e 7 mesi ed il contestuale perfezionamento del quorum  97,6.

I requisiti sopra indicati si applicano anche ai lavoratori notturni che svolgono attività lavorativa per almeno 3 ore (nell’intervallo ricompreso tra la mezzanotte e le cinque) nell’intero anno lavorativo; oppure per almeno 6 ore (sempre nell’intervallo ricompreso tra la mezzanotte e le cinque) per almeno 78 giorni l’anno.  Se il lavoro notturno è svolto per meno di 78 giorni l’anno, i valori di età e di quota pensionistica sono aumentati di due anni se il lavoro notturno annuo è stato svolto per un numero di giorni lavorativi da 64 a 71 e di un anno se le giornate annue in cui si è svolto il lavoro notturno sono state da 72 a 77.

La pensione decorre, di regola, dal primo giorno del mese successivo al perfezionamento dei requisiti. Si rammenta che la medesima disposizione ha, inoltre, congelato i futuri adeguamenti alla speranza di vita sino al 31 dicembre 2026.

Il beneficio per gli usuranti, come detto, riguarda solo i lavoratori dipendenti. Tuttavia la domanda intesa ad ottenere il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti può essere presentata anche da lavoratori dipendenti che raggiungono il requisito contributivo minimo cumulando la contribuzione versata in una delle Gestioni Speciali dei lavoratori autonomi (es. commercianti o artigiani).  In tal caso i requisiti anagrafici sono innalzati rispettivamente di un anno ciascuno e la decorrenza della pensione avviene trascorsi 18 mesi dal perfezionamento dei requisiti, in quanto la liquidazione della prestazione avviene a carico delle gestioni speciali.

Quando presentare la domanda 

Per conseguire il beneficio del pensionamento gli interessati devono presentare una apposita domanda alla sede INPS, entro il 1° maggio dell’anno  precedente  a quello in cui si maturano i requisiti agevolati, volta ad ottenere il riconoscimento di lavoro usurante. Per cui entro il 1° maggio 2022 potevano produrre la domanda i lavoratori che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi nel corso del 2023. La presentazione della domanda oltre i termini sopra indicati comporta, in caso di accertamento positivo dei requisiti, il differimento del diritto alla decorrenza da uno a tre mesi a seconda dei mesi di ritardo. Nello specifico il differimento è pari: ad un mese, per un ritardo della presentazione massimo di un mese;  a due mesi, per un ritardo della presentazione superiore ad un mese ed inferiore a tre mesi;  a tre mesi per un ritardo della presentazione pari o superiore a tre mesi.

Come fare la domanda? 

La domanda è telematica e deve essere corredata della documentazione necessaria a dimostrare l’avvenuto svolgimento dell’attività lavorativa usurante. Le maggiori difficoltà sono legate alla ricerca della documentazione, quando si deve dimostrare un’attività usurante avvenuta nei primi anni di carriera lavorativa può succedere infatti che il tempo trascorso sia tale che la documentazione (la certificazione dei turni) non sia più archiviata o che addirittura non ci sia più il vecchio datore di lavoro.

Gli operatori del Patronato ACLI di Montegrotto sono a vostra disposizione per verifica, consulenza e assistenza nella preparazione e invio della domanda di pensione all’INPS: prenota un appuntamento chiamando lo 049601290!

COME VOLEVASI DIMOSTRARE

La visione dietro l’angolo
di Cesare Pillon

COME VOLEVASI DIMOSTRARE

“Le aspettative in Città sono molte e la nuova amministrazione sarà chiamata a scelte che non possono più essere rinviate” PILLON-5

Scusate l’immodestia ma possiamo tranquillamente dire che le previsioni, fatte negli ultimi articoli di questo giornale, si sono puntualmente avverate.

Il sindaco uscente, Federico Barbierato, è stato riconfermato nelle elezioni amministrative del 12 Giugno scorso con il 56,52% dei voti validi.

Tre sono le ragioni principali di questo successo, avvenuto al primo turno senza bisogno del turno di ballottaggio.

La prima ragione sta nel fatto che un Sindaco uscente ha un vantaggio competitivo legato al lavoro svolto e alla conoscenza delle problematiche cittadine e la notorietà acquisita in cinque anni di amministrazione. Occorre unire a queste il successo delle liste a lui collegate: il Partito Democratico ha raggiunto un livello di consenso altissimo 31,32%, i Cittadini per il cambiamento il 13,71% e Passione Abano l’11,45%.

La seconda ragione, quella politicamente più rilevante, sta nella divisione degli antagonisti del centro destra. La Lega Salvini-Liga Veneta ha appoggiato il candidato Luigi Ciccarese, Fratelli d’Italia ha indicato un proprio candidato, Antonio Franciosi, e Forza Italia non ha partecipato alla competizione elettorale.

La terza ragione sta nei tempi delle candidature che sono state tardive e contraddistinte da una riconoscibilità non sufficiente dei canditati che, occorre dirlo, hanno lo stesso avuto la capacità di costruire una campagna elettorale ed un risultato complessivamente non disprezzabile del 30,66% Ciccarese e del 12,82% Franciosi.

Ora si aprono cinque anni fondamentali per il nostro futuro, anni in cui si deciderà se Abano saprà raccogliere la sfida di un cambiamento epocale nel campo delle decisioni coraggiose per una rivisitazione profonda dell’assetto della Città e delle ragioni del suo essere luogo di cura termale.

Come nel passato quando la scelta estremamente innovativa di non seguire il modello delle altre località termali, caratterizzate da un centro termale unico e centralizzato e da una ospitalità diffusa, ma di puntare su un modello in cui ogni hotel era anche stabilimento termale, scelta che si è dimostrata vincente e che ancora da dei risultati apprezzabili, ora si pone il bisogno di rinnovare l’offerta termale in modo originale ed non uniformato ai modelli di wellness oramai diffusi in tutto il mondo.

Serve puntare decisamente sulla unicità delle caratteristiche terapeutiche delle nostre acque sapendo intercettare  le nuove esigenze e le nuove tendenze in campo medico e in campo turistico.

Le aspettative in Città sono molte e la nuova amministrazione sarà chiamata a scelte che non possono più essere rinviate, specie nei confronti delle molte aree degradate od obsolete della nostra Città.

La responsabilità è generale, non può sottrarsi nessuno. Ne forze di maggioranza,  ne di opposizione, ne imprenditori , ne forze sociali. Tutti devono fare la propria parte e tutti devono assumere la consapevolezza che ci stiamo giocando il futuro.

 

La rubrica dell’avvocato

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La rubrica dell’avvocatoa cura dell’ Avv. Claudio Calvello
(Patrocinante in Cassazione – DPO e membro di Federprivacy)

IMMAGINI DI FIGLI E NIPOTI SU INTERNET: ATTENZIONE!

Sempre più spesso vediamo sul web (Facebook, Tic Tok, Instagram, Whatsapp) foto di bambini. Genitori e nonni non ce la fanno proprio a non pubblicare le foto dei loro piccoli tesori. Diciamolo: è un qualcosa di irresistibile. Tuttavia, è bene sapere che si corrono anche dei rischi. Vi sono, infatti, alcuni aspetti da considerare. Uno di questi è quello della privacy. Di chi ci si chiederà. Ma di quella del minore evidentemente che di certo non può esprimere il proprio consenso alla pubblicazione! La cosa potrà far sorridere ma non è proprio così. Poiché, infatti, il web conserva tutto (e per sempre ricordiamocelo!), bisogna tener presente che quei bimbi crescono e diventano adolescenti e poi adulti ed un domani potrebbero dolersi proprio di quelle foto pubblicate anni ed anni prima e ritenute (a torto o a ragione) lesive della loro persona. Senza contare poi i litigi che sorgono tra genitori che in fase di separazione che si accusano l’un l’altro con frasi del tipo: “Ma chi ti ha dato il permesso di pubblicare quella foto di mio figlio!!!” Insomma, tutte questioni che incredibilmente possono sfociare (ed anzi sfociano) in Tribunale. Morale della favola: un po’ di attenzione e cautela nel pubblicare le foto dei nostri figli e/o nipoti è opportuna.

ANIMALI IN CONDOMINIO CHE DISTURBANO: che fare?

A parte il divieto di detenere animali di cui la legge non consente il possesso, i comuni animali domestici (per es. cani e gatti) possono essere tenuti in casa, a meno che ciò non sia vietato dal regolamento che però deve essere di tipo contrattuale (è quello predisposto dall’originario costruttore dell’edificio e allegato agli atti di acquisto). Il detentore dell’animale è in ogni caso tenuto all’osservanza della normativa sulle immissioni, e ad evitare che gli strepiti disturbino il riposo e le occupazioni delle persone. Il divieto, ove previsto, riguarda sia proprietari che gli inquilini. Dimostrando che è un animale è molesto se ne può chiedere l’allontanamento anche con provvedimento d’urgenza (art. 700 c.p.c.), con divieto assoluto di ritorno nell’edificio condominiale. L’esecuzione del provvedimento di urgenza di allontanamento dell’animale può essere affidata ai carabinieri o agli agenti della polizia di Stato. Il solo fatto che l’animale non arrechi fastidio agli altri condomini non esclude che questi possono ugualmente chiederne ed ottenere l’allontanamento. Infatti, in presenza di un regolamento contrattuale che faccia divieto assoluto di tenere animali, il giudice ben può, con provvedimento d’urgenza, ordinare l’allontanamento dell’animale e, ciò, a prescindere dalla ricorrenza o meno degli estremi per la configurabilità di immissioni intollerabili ex art. 844 c.c. (per odori e/o rumori provocati degli animali). Gli animali non possono neppure essere abbandonati per lungo tempo sul balcone. In questi casi, infatti, si può configurare, nelle ipotesi più gravi, l’illecito amministrativo di omessa custodia di animali o il reato di maltrattamento di animali. Attenzione poi a non lasciare che un animale domestico circoli liberamente nella proprietà altrui, nella consapevolezza che potrà imbrattarla con i suoi escrementi e accettando tale eventualità in modo pienamente cosciente: si può infatti essere chiamati a rispondere di deterioramento e imbrattamento di cose altrui (art. 639 c.p.) a condizione però che la deiezione si verifichi. Un reato molto frequente che può essere commesso da chi detiene un animale è quello di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone (art. 659 c.p.). Affinché si realizzi reato non occorre nel detentore dell’animale l’intenzione di arrecare disturbo alla quiete pubblica essendo sufficiente che il disturbo venga comunque posto in essere. Il reato è stato ravvisato per esempio nel canto prolungato di un gallo nelle ore notturne, negli striduli richiami di un merlo indiano esposto sulla finestra, nei guaiti prolungati di un cane, gli strepiti di pappagalli. L’esistenza del reato deve essere accertata caso per caso da una perizia fonometrica finalizzata a misurare l’intensità e la durata dei rumori.

 

 

 

 

QUANTI SOLDI SERVONO PER ACQUISTARE UNA CASA

DI LAURO 158

SOLUZIONI PER INCONTINENZA URINARIA FEMMINILE

L’ Ostetrica delle Terme
A cura di Barbara Benevento

SOLUZIONI PER INCONTINENZA URINARIA FEMMINILE

Esistono soluzioni per l’incontinenza urinaria femminile?BENEVENTO 158

In questo articolo vedremo le principale cause di questo disturbo e approfondiremo l’importanza di un trattamento sanitario mirato. L’incontinenza urinaria può colpire sia le donne che gli uomini di qualsiasi età, anche se è maggiormente frequente tra le persone più anziane e riguarda in modo particolare il sesso femminile.

L’incontinenza urinaria femminile,nonostante sia molto diffusa,viene purtroppo vista anche come un tabù o qualcosa di cui vergognarsi: è invece molto importante parlarne e non temporeggiare con gli assorbenti pensando sia l’unica soluzione!

Perché è un disturbo maggiormente femminile?

La predisposizione femminile all’incontinenza urinaria è dovuta alla conformazione anatomica: con le trasformazioni ormonali tipiche della menopausa,per esempio, le strutture coinvolte nell’eliminazione dell’urina, come la vescica e l’uretra, subiscono delle modificazioni. Altri fattori che possono causare l’incontinenza sono i traumi e le alterazioni del supporto pelvico legate alla gravidanza e al parto, oltre a esiti di chirurgia pelvica; indipendentemente dalla causa, quando i muscoli che controllano la continenza si indeboliscono, lo sfintere uretrale non riesce a restare contratto con l’aumento della pressione addominale,per cui tossire,starnutire,ridere,sollevare oggetti pesanti o correre può causare questo tipo di incontinenza,definita “da sforzo”.

Soluzioni per Incontinenza urinaria femminile e trattamento sanitario mirato:

Soluzioni per Incontinenza urinaria femminile e trattamento sanitario mirato:

La rieducazione del pavimento pelvico, dove l’obiettivo principale è quello di aumentare la forza e  la resistenza della muscolatura. Ciò si realizza attraverso esercizi di contrazione e rilassamento della muscolatura diretti a ripristinare il controllo da parte della donna. E’ importante capire se si esegue l’esercizio in modo corretto, con il reclutamento dei muscoli perineali, senza coinvolgimento di altre parti del corpo come i glutei,interno cosce o gli addominali.

La radiofrequenza per la riabilitazione del pavimento pelvico:

Oltre ad esercizi specifici, personalizzati ed a terapie manuali ci si può avvalere della metodica strumentale innovativa ed ancora poco conosciuta radiofrequenza.

La radiofrequenza è una tecnologia che stimola i tessuti sfruttando il principio della trasformazione di onde elettromagnetiche in calore: questo permette la produzione di collagene ed aumenta l’efficacia della contrattilità muscolare.

Tecnica non invasiva e non dolorosa che offre una valida soluzione in caso di incontinenza urinaria.

Attraverso un programma mirato, che viene vagliato in seguito ad una visita di valutazione è possibile risolvere o ridurre disturbi intimi, migliorando la qualità della vita quotidiana.

 

Studio Ostetrico

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Dottoressa Barbara Benevento Ostetrica

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IL CAPO USATO COME UNA LOCOMOTIVA… AIUTA A PREVENIRE IL MAL DI SCHIENA

L’angolo del Terapista
A cura del Dr. Giuseppe Manzo,
iscritto all’Ordine  TSRM dei Tecnici sanitari
di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche,
della riabilitazione e della prevenzione delle province di Ve e Pd,
al n.87 dell’Elenco Speciale a esaurimento di Massofisioterapia 

IL CAPO USATO COME UNA LOCOMOTIVA… AIUTA A PREVENIRE IL MAL DI SCHIENAMANZO 158

Proprio cosi’….come la locomotiva parte in testa e trascina i vagoni, così quando ci alziamo

o ci sediamo da sedie basse il capo deve iniziare per primo il movimento ed allungarsi

guardando verso l’alto, trascinando come una locomotiva la colonna vertebrale con le vertebre

che fanno da vagoni ….. così diminuisce il carico sulle vertebre lombari e si favorisce la

fisiologica lordosi spesso rettificata o addirittura invertita a causa di posture errate.

Lavorando maggiormente sulle gambe si risparmiano così gravose sollecitazioni a carico

dei nostri dischi intervertebrali.

Questa tecnica è un semplice ma efficace consiglio per utilizzare in modo ergonomico la

colonna vertebrale non solo quando ci alziamo dal letto, da una sedia o da una poltrona bassa

ma soprattutto quando ci alziamo o ci sediamo sul sedile della nostra automobile.

La foto a sx mostra una persona mentre si alza in modo sbagliato piegandosi in avanti e

guardando verso il basso: così si danneggiano i dischi intervertebrali che sono sollecitati e spinti

indietro con conseguente infiammazione delle radici nervose.

La foto dx mostra invece il corretto modo di alzarsi inarcando il tratto lombare e lasciandosi

guidare dal capo che, appunto come una locomotiva, traina il resto dei vagone (le vertebre).

Così facendo proteggiamo la zona lombare, diminuiamo il carico a livello delle vertebre

lombari e preveniamo mal di schiena e problemi di sciatica.

Naturalmente la stessa accortezza dobbiamo averla nell’atto di sederci: guardiamo verso

l’alto, carichiamo sulle gambe, ci sediamo.

Infine, se rimaniamo seduti per molto tempo, è consigliabile mettere un cuscinetto rigido dietro

la zona lombare che ci aiuterà a sostenere meglio la nostra schiena.